Ottava lezione : erbe prati e boschi

Parietaria
La parietaria comune (1- 2) e la parietaria minore (3- 4 -5 ) appartengono alla famiglia delle urticaceae.
Il nome deriva dal latino “paries”: parete, muro,infatti la parietaria minore cresce prevalentemente sui muri e fra le macerie, mentre quella comune o officinale cresce nei luoghi umidi, negli orti e nelle siepi.
Le due piante vengono chiamate anche “erba vetriola”, grazie alla loro foglie appiccicose che permettono la smerigliatura del vetro delle bottiglie e dei fiaschi. Vengono soprannominate pure” spaccapietre”,
.Vengono dette anche “muraiola” perché si attaccano tenacemente ai muri riuscendo spesso a sgretolarli.
La parietaria venne nominata nell’ antichità da Dioscoride, famoso medico vissuto nel 1° secolo D. C., che la annoverò tra le 600 piante fitoterapiche usate allora con poteri contro tosse, raucedine, mal di gola, infiammazioni tonsillari.
Plinio il Vecchio racconta che uno schiavo di Pericle, caduto dall’ alto di un tempio, fu guarito da una pianta di parietaria che Minerva gli aveva mostrato in sogno.
Nel 1996 Francesco Guccini( Modena 1940, breve biografia a voce) cita la parietaria nella canzone” Vorrei.”
“VORREI INCONTRARE LE PIETRE; LE STRADE; GLI USCI
E I CIUFFI DI PARIETARIA ATTACCATI AI MURI”

É diffusa fino ai 900- 1000 metri d’ altitudine e cresce soprattutto nelle regioni centro- meridionali e in Liguria
La parietaria è un’erbacea perenne, (6) ha radice ingrossata, piuttosto fibrosa, ma fusiforme; il fusto,rossastro, sdraiato o eretto, fra 30 e 70 centimetri, è tenero, carnoso, diviso in rami; le foglie (7)sono alterne, picciolate, oblunghe, ovali, lanceolate, acuminate e si attaccano sovente ai vestiti; i fiori, che spuntano in estate (8) sono verdognoli- rosati, piccoli,inodori, insignificanti, riuniti in inflorescenze all’ascella delle foglie superiori; sono sei, di cui cinque maschili e solo quello centrale è femminile; il frutto è un piccolo achenio ovale e liscio.

Fiorisce in maggio-giugno; la parte aerea, raccolta in estate, può essere essiccata in un locale asciutto e ventilato.
I fiori della parietaria, (9) assieme a quelli della betulla,(10) possono provocare allergie i cui sintomi sono comuni ad altre pollinosi: starnuti, ostruzione nasale, rinorrea, prurito nasale, sintomi oculari, lacrimazione, fotofobia sino all’ asma.
È ricca di sali di potassio, di calcio e di zolfo.
Le parti usate (11) sono: foglie e sommità fiorite. La pianta, utilizzata fresca, conserva le sue proprietà; per mantenerle, quando viene essiccata, deve essere conservata in recipienti a chiusura ermetica.
In cucina si impiega la pianta fresca prima della fioritura, e successivamente solo i germogli. Si cuoce e viene usata per preparare minestre, alle quali conferisce un bel colore verde e spesso si associa all’ortica
Le giovani foglie, private del gambo e dei fiori vengono lessate per 10 minuti e usate come gli spinaci. Sono ottime anche per ripieni e frittate.
Siccome la pianta è ricca di potassio rende le pietanze in cui compare diuretiche come un piatto di asparagi.
Un utilizzo empirico è quello di lenire il prurito dovuto all’ ortica, strofinandola senza troppo vigore sulla parte arrossata.

Ricette (12)

Brodo alle erbe

Pulire accuratamente la parietaria e la malva e tagliuzzarle finemente. Fare bollire 2 litri di brodo di carne con una cipolla ed un ciuffo di basilico, salando quanto serve, per circa mezz’ ora. Aggiungere le erbe e far ebollire ancora per qualche minuto. Servire caldo assieme a crostini di pane.

Crema di patate e parietaria (13)

Soffriggere due spicchi d’aglio in 5 cucchiai d’olio extra-vergine di oliva. Unire 100 grammi di parietaria e 6 patate tagliate a dadini, cuocere per 30 minuti e frullare. Unire noce moscata grattugiata e servire

Maccheroni alla parietaria (14)
200 g di pasta
100g di parietaria
50g di besciamella
Sale
Peperoncino rosso in polvere
Lessare la parietaria al vapore, scolarla, salarla e frullarla. Porla in un tegame sul fuoco, amalgamare la besciamella e lasciar restringere il composto Unire il peperoncino rosso, condire e servire..

La parietaria ha proprietà (15) diuretiche, emollienti, antiflogistiche ed espettoranti.
Come infuso (20 grammi di foglie in un litro di acqua bollente, tenere in infusione 20 minuti, filtrare e bere tre bicchieri a digiuno) serve per depurare l’organismo, soprattutto come cura primaverile
Come decotto (bollire 3 cucchiai di parietaria in 1 l d’ acqua per 10 minuti, filtrare e berne 4 tazzine nell ‘ arco della giornata) serve contro la nefrite e i calcoli urinari. Per sopperire al gusto sgradevole, si può aromatizzare con menta, scorza di limone o arancia.
La dose per l’infuso può essere aumentata senza danno; nei casi ribelli si può giungere fino a 150 grammi di foglie.
Per uso esterno (pestare e ridurre in poltiglia le foglie fresche) ha azione cicatrizzante su ferite, foruncoli, irritazioni della pelle, emorroidi e ragadi.
Con la parietaria si può combattere anche il raffreddore: versare in acqua bollente alcune foglie di parietaria, alcune foglie di arancio e 1 rametto di edera, portare ad ebollizione e fare suffimigi

Achillea

L’Achillea appartiene alle composite È un’erbacea perenne, detta anche erba pennina, millefiori, millefoglio, erba dei tagli, ortica del diavolo, erba del soldato, erba dei boscaioli.
Deve questi nomi ad una curiosità legata alla guerra di Troia. ( a voce breve cenno all’ antefatto della guerra di Troia) Narra la leggenda che quando Achille fu ferito mortalmente nel suo unico punto vulnerabile, dalla freccia avvelenata di Paride, la dea Venere gli suggerì di lenire il dolore servendosi dell’ achillea: così nacque la reputazione del millefoglio come pianta atta a lenire le ferite di arma bianca
Veniva usata dai Celti ( antica popolazione indo europea, originaria della Francia orientale e del nord del Danubio, diffusa poi in Europa occ., nei Balcani e in Asia Minore) nelle cerimonie magiche. I Romani la usavano per curare le ferite e i Cinesi la impiegavano nella cura dei morsi di cani e serpenti oltre che per prendere decisioni e affrontare problemi. Venivano appoggiati su un tavolo un certo numero di steli, sostenuti da entrambe le mani e poi, allargandole di colpo, gli steli venivano lasciati andare; a secondo di come erano caduti sul tavolo si prendevano determinate decisioni. Un po’ come nel gioco di shangaj.Veniva usata per abbassare la temperatura e gli Indiani d’ America la usavano per lenire i disturbi di stomaco.
L’ abate tedesco Sebastian Kneipp( 1821- 1897) nei suoi scritti diceva:” Le donne si risparmierebbero molti inconvenienti se ogni tanto si servissero dell’ achillea” Questo abate fu il primo a sperimentare il metodo curativo dell’ idroterapia unita ad assunzioni di tisane o ad applicazioni di impacchi di oli essenziali di piante medicinali.
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Cresce nei prati, nei campi, nei boschi, lungo le strade, dalla pianura fino ai 1500 metri d’altezza, tanto che viene considerata pianta infestante.
Predilige terreni asciutti ed esposti al sole, ben drenati da leggermente umidi ad asciutti. Ha una radice (16) stolonifera, un fusto alto 30-80 centimetri, resistente, a volte ramificato alla sommità, a volte semplice; le foglie sono alterne, oblunghe, divise in segmenti lineari, con un odore leggermente aromatico; i frutti sono piccoli acheni e i fiori bianchi o rosati sono riuniti in corimbi terminali compatti (infiorescenza simile al grappolo, ma i vari peduncoli, di lunghezze diverse, fanno in modo che i fiori raggiungano tutti la stessa altezza)

Fiorisce per tutta l’estate (17-18-19-20)).Per far sì che la fioritura duri più a lungo si può tagliare la prima fioritura per stimolarne una seconda.
Può essere colpita da ruggine e da parassiti che si cibano delle foglie e del fusto, provocando specie di galle.
Le parti usate: foglie, fiori, fusti. (21)
Le foglie vengono raccolte a scopi commestibili e i fiori, con alcune foglioline tenere, si raccolgono per uso erboristico. Sia foglie che fiori si possono essiccare; é consigliabile raccogliere i fiori in pieno sole poichè in tal modo aumenta il loro olio etereo e quindi anche il loro potere terapeutico.
L’ achillea ha un sapore amarognolo, perciò viene poco usata in cucina, dove le foglioline si possono aggiungere a insalate, minestre, non eccedendo nella dose, perché l’aroma, pur essendo gradevole, è molto forte.
L’achillea è ottima soprattutto per insaporire salse, aceti e liquori casalinghi.

Ricette (22)

Salsa di achillea

Unire in un tegamino il succo di un limone, due tuorli d’uovo, un cucchiaio di burro e pochissima acqua. Mettere al fuoco a fiamma bassa e cuocere mescolando con una frusta fino ad ottenere una pasta densa. Aggiungere poi due cucchiaini di cren grattugiato, pepe, un cucchiaio di senape e 30 foglie di achillea tritate. Amalgamare bene, servire con uova e pesce.

Vino all’achillea

Raccogliere una manciata di fiori di achillea rosa, gialla o bianca. (Piccola curiosità: cresce sulle Alpi un’achillea di dimensioni più piccole con i fiori bianchi: è molto aromatica e perciò più adatta ad essere usata per la preparazione di vini e liquori). Metterli a macerare in un grosso vaso a chiusura ermetica con un litro di buon vino bianco secco. Unire due chiodi di garofano e un cucchiaino di miele. Chiudere il vaso, scuotere un po’ e poi riporlo in un luogo buio per 2-3 settimane. Al termine, riaprirlo per aggiungere 250 grammi di zucchero di canna e 3 decilitri di alcol a 95 gradi. Far riposare ancora un paio di settimane, agitando spesso, poi filtrare, imbottigliare e servire da aperitivo o da digestivo. Si consiglia la dose di due tazzine al giorno (23), lontano dai pasti, nel caso di mestruazioni scarse e dolorose, o di varici

Amaro di carciofo e achillea (24)
20 foglie di carciofo
1rametto fiorito d’ achillea
2 chiodi di garofano
5dl di vino bianco secco
4 dl di brandy
Macerare per 2 giorni foglie di carciofo, achlllea e chiodi di garofano nel brandy, il tutto in un barattolo a chiusura ermetica e dalla bocca larga per facilitare l’ uscita.
Agitare 2 volte al dì per amalgamare i sapori. Unire il vino bianco e lasciare macerare per altri 2 giorni. Filtrare e imbottigliare; bisogna aspettare almeno 4 mesi prima di assaggiare. É un ottimo digestivo anche bevuto freddo..

L’achillea ha proprietà (25) antinfiammatoria, antipiretica, antispasmodica e sedativa
Per infiammazioni alle ovaie e pruriti vaginali usare semicupi( macerare 100 g di achillea in acqua fredda per 1 notte, il giorno dopo riscaldare fino ad ebollizione e aggiungere all’ acqua del semicupio.
Per le perdite bianche, la menopausa, le vampate di calore bere la tisana che controlla anche l’ irrequietezza legata a questi disturbi.
L ‘ infuso di achillea ( mettere in infusione 30- 50 g di achillea essiccata o 200 g di achillea fresca in 1 l d’ acqua, lasciare in infusione per 5- 10 minuti, filtrare) è utile nella sudorazione eccessiva.
Per combattere l’ acne preparare questo infuso: 20 g di foglie o fiori essiccati lasciati in 1 l d’ acqua bollente per 10 minuti; berne 3 tazze al dì ,la prima a digiuno).
In abbinamento ad altre erbe serve a preparare infusi efficaci per problemi digestivi (miscelare 50 grammi di fiori con 10 grammi di fiori di camomilla e 10 grammi di menta in un litro d’acqua, lasciare riposare 15 minuti e filtrare: bere tre volte al dì una tazzina non dolcificata prima dei pasti).
Unito al biancospino e al vischio(26) ha azione ipotensiva
É utile nella terapia dell’ insufficienza venosa degli arti inferiori.
L’ infuso e il decotto sono sempre consigliabili come antispasmodici, nelle debolezze di stomaco e nelle cattive digestioni
Per uso esterno (infuso di 90-100 grammi in un litro d’acqua) serve per lavature contro le emorroidi. Si può applicare il succo fresco della pianta schiacciata e spremuta in una pezza di tela, oppure la pomata. Per preparare la pomata per le emorroidi riscaldare 90 grammi di burro, aggiungere 15 g. di fiori d’ achillea tritati e 15 g. di foglie di lampone tritate, friggere brevemente, girare e togliere dal fuoco, riscaldare leggermente il tutto il giorno successivo, filtrarlo attraverso un panno di lino e travasarlo in recipienti di vetro puliti e preparati precedentemente, conservare in frigo.
È usata come cicatrizzante, tanto che in alcune regioni viene detta erba dei tagli.
In caso di emottisi è utile se viene associata all’ ortica.
È molto usata in cosmesi per la pulizia della pelle; preparare l’ infuso lasciando 500 g di foglie e fiori essiccati in 3- 4 l d’ acqua bollente per io minuti, filtrare e usare per imbevere compresse da applicare sulla pelle per 15- 20 minuti

Non usare in gravidanza e allattamento.
Dosi elevate possono dare alle urine una colorazione marrone scuro, basta ridurre la dose.
Potrebbe procurare alle persone allergiche all’ ambrosia esantemi e diarrea, in tal caso sospendere immediatamente l’ uso.

Rovo

Il rovo appartiene alle Rosaceae.
Viene detto rovo, more di rovo, spino, pruno, moro selvatico.
Il suo nome deriva molto probabilmente dal latino” ruber” rosso dal colore del frutto non maturo
La leggenda del rovo ( narrata a voce, presa da Internet).
Per i Romani era una pianta consacrata al dio Saturno e nel suo tempio erano custoditi il tesoro dello stato e le insegne di guerra in tempo di pace.

É una pianta molto comune, diffusa in oltre cento specie, cresce nei boschi, tra le siepi, le sterpaglie, lungo i sentieri di campagna; è diffuso in tutta Italia fino ai 2300 metri; viene anche coltivata su larga scala con varietà selezionate per la produzione dei frutti. E si trova spesso in associazione alla vitalba, creando dei grovigli inestricabili a danno della vegetazione arborea.

Il rovo , originario dell’ Europa centro- meridionale, è un arbusto cespuglioso, perenne, alto tra i 60 cm e i tre metri, la radice è grossa, numerosi i fusti spinosi(27-28)con portamento variabile( alcuni eretti, altri ricadenti, altri striscianti) di colore rossastro, le foglie (29- 30.) sono alterne, picciolate, composte, cioè formate da 5- 7 foglioline ovali biancastre sulla pagina inferiore, verdi e glabre su quella superiore con margine seghettato. (31) i fiori sono bianchi(32) o rosati, (33) con 5 petali, molti stami scuri e riuniti in grappoli alle estremità dei rami,i frutti (34), conosciuti come more sono prima verdi, quando acerbi, poi rossi e neri a maturazione: (35) sono formati da numerose piccole drupe con nocciolo piccolo rivestito da una polpa succosa.

Predilige terreni sassosi, luoghi soleggiati, non teme il freddo,la siccità, ma per avere un raccolto migliore è consigliabile innaffiare da maggio a agosto, lasciando asciugare il terreno tra un’ innaffiatura e l’ altra.
Si moltiplica per talea.
I fiori, pur essendo una pianta rustica e robusta, possono essere attaccati da afidi e le foglie dal mal bianco.
Le parti usate: foglie, radici , frutti ,germogli.(36)
I frutti sono dolci perchè contengono in media dal 4 al 7% di zucchero; si raccolgono da luglio a settembre. La scarsa consistenza del frutto fa sì che si devono raccogliere con molta cura evitando di schiacciarli. Si conservano in frigo a temperatura fra i 2- 3 gradi per una ventina di giorni, mentre in ambiente normale si conservano per pochi giorni.
I frutti sono anche ricchi di vitamine: A_ B_C In cucina vengono usati soprattutto i frutti freschi o come ingredienti di dolci, conserve e marmellate, bevande rinfrescanti .La tradizione popolare dice che le more non andrebbero mangiate dopo S. Michele (29 settembre) perchè il demonio ci sputa sopra e il consiglio è giusto, poichè il frutto, alla fine di settembre, diventa molle e insipido.
Con le foglie si prepara un the dall’ aroma gradevole. Le foglie di rovo possono essere mescolate alle foglie di lampone.
Meno conosciuto è l’ uso delle radici che vengono fatte bollire a lungo, ridotte in poltiglia e condite .Da ricordare la presenza di spine e quindi tutti i preparati a base di rovo vanno filtrati con cura con una garza.
I giovani germogli, raccolti in primavera sono ottimi lessati brevemente e consumati con olio, sale, limone al pari di molte altre erbe selvatiche primaverili.
I germogli primaverili lavati e lasciati a macerare per una notte intera in una brocca d’ acqua fredda , danno un ‘ aromatica acqua depurativa, usata per favorire le funzioni intestinali e depurare l’ organismo dalle tossine accumulate durante l’ inverno.

Ricette (37)

Purè di rovo
Fare lessare le radici di rovo in acqua salata in modo che si ammorbidiscano tanto da poterle schiacciare e ridurre in pasta. Porre sul fuoco assieme al burro e al latte, portando tutto a consistenza cremosa, quindi aggiungere il parmigiano mescolando ancora un po’.

Radici di rovo lessate
Dopo aver lessato le radici in acqua salata, schiacciarle fino ad ottenere una pasta, a piacere aggiungere , olio, aceto balsamico e paprika

Marmellata di more (38)
400 g di zucchero
1kg di more
1 scorza di limone
Pulire le more e lavarle nell’ acqua fresca. Metterle in una pentola e cuocere per ¼ d’ ora insieme alla scorza di limone. Aggiungere lo zucchero proseguendo la cottura per 1, 30 circa. Lasciare riposare la marmellata per 5- 10 minuti, poi si invasa in barattoli di vetro ancora calda e chiuderli ermeticamente. Conservare in ambiente fresco e buio..

Aceto di rovo
Lasciare macerare per 10 giorni in 3/4 d’ aceto 10 foglie di rovo, 10 foglie di lampone, un ciuffetto di nepetella , filtrare con cura e imbottigliare
.
La nepetella (39)è un erbacea con un aroma molto gradevole, simile a quello della menta .Cresce sia in pianura che in montagna, fino ai 1500 metri, nei luoghi freschi e ombrosi e nei terreni incolti, si crede che abbia effetto afrodisiaco e a questo scopo si prepara un vino in cui viene associata a cannella, chiodi di garofano e vaniglia
.Il rovo è ricco di zucchero, di vitamina A e C, ha proprietà (40)toniche ,depurative e astringenti.
Si usa il decotto di radice di rovo, raccolta in primavera( bollire 3 grammi di radice in 1 decilitro d’ acqua e berne 4- 5 tazzine al dì), serve in gargarismi contro le infiammazioni delle gengive, per faringiti e per lavande vaginali in caso di leucorrea.
I frutti hanno proprietà astringenti , sono usati contro le infiammazioni di gola e della bocca. Se mangiati in grande quantità irritano le vie digerenti i possono causare diarrea.
Le foglie hanno azione astringente, tonica e diuretica.
Il decotto di foglie raccolte da aprile a luglio( bollire una manciata di foglie in 1 litro d’ acqua finchè si riduce a metà: bere 2 o 3 tazze al dì) serve contro la diarrea, contro il reumatismo e le mestruazioni abbondanti
L’ infuso ( si lasciano 20 g di foglie in 1 litro d’ acqua bollente per 15 minuti, si filtra e si bevono 2 tazze al dì lontano dai pasti)combatte il diabete, abbassando la glicemia..
Per uso esterno le foglie tritate e ridotte a succo servono a cicatrizzare piaghe e piccole ferite.
Contro le emorroidi si usa un cataplasma con le foglie di rovo: porre a sbollentare per ½ minuto 50 g di foglie fresche in ½ l d’ acqua, filtrare e tritare finemente le foglie. Servendosi di un panno , applicare sulla parte dolorante il trito e mantenerlo per una ventina di minuti.
Lo stesso succo con il latte, forma un tonico emolliente e rassodante per la pelle.

Rosa
La rosa selvatica, o canina, appartiene alle Rosaceae.
Il nome canina deriva dall’ uso che si faceva della sua radice impiegata a curare i cani affetti dalla rabbia, anzi il primo a dare il nome fu Plinio il Vecchio che affermava che un soldato romano fu guarito dalla rabbia con un decotto di radici.
Varie leggende sono nate sulla rosa canina ( mito di Afrodite e del dio Bacco: prese da internet , a voce)
Gli Assiri la consideravano una pianta medicamentosa.
I Romani usavano mettere in infusione nel vino rosso petali di rosa, che conferivano al vino un colore tenue da cui il “ rosatum” .Inoltre le donne romane si truccavano le palpebre con l’ olio essenziale della rosa e succhiavano pasticche fatte con petali di rosa, mirra e miele per profumare l’ alito.
I Persiani producevano con alcool, rose e coloranti naturali uno sciroppo chiamato” Giulebbe”che serviva come digestivo.
Nel Medioevo con la rosa si combatteva la tubercolosi e veniva usata come rimedio per le infezioni delle vie respiratorie.
La tradizione popolare crede che la corona di spine di Cristo fosse fatta con rami di rosa canina., altra tradizione afferma che fosse fatta con il biancospino.
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É diffusa in campagna e in collina, fino ai 1500 m d’ altezza, si ritrova tra le siepi, radure e macchie, lungo i sentieri di campagna
.
É un arbusto cespuglioso (41) con fusti( alti fino a 2 metri) ricchi di rami inizialmente eretti e poi ricadenti, incurvati verso il basso, ricoperti di robuste spine. (42)
Le foglie sono opposte, (43- 44) ogni ramo ha 5-7 foglioline ovali- ellittiche con margine seghettato, i fiori sono ampi, (45) hanno 5 grossi petali di un bel bianco- rosato, leggermente profumati, i frutti (46) sono piccoli acheni pelosi racchiusi da un falso frutto rosso detto cinnorodio, (47) di forma ovoidale e carnoso, ricchi di sali di potassio. I cinorrodi sono ricchi di peli interni, prima di usarli è bene aprirli e bisogna sempre filtrare bene i preparati.
La rosa canina fiorisce a maggio e vengono raccolti i petali, i falsi frutti e le foglie .I cinnorodi e le foglie devono essere essiccati preferibilmente all’ ombra. La raccolta è facile data la grande diffusione della pianta selvatica.
La rosa viene coltivata in varie varietà e i petali delle rose ornamentali, presenti nei giardini hanno le stesse proprietà delle rose selvatiche. (48)

Le parti usate sono: cinorrodi, foglie, petali (49)
Le foglie si colgono in estate togliendo il picciolo, i cinorridi in autunno e i fiori appena sbocciati.

In cucina vengono usati i petali e i frutti che si raccolgono dopo i primi freddi che rendono la polpa tenera, per preparare marmellate, gelatine e grappe aromatiche. I frutti hanno grande concentrazione di vitamina C, in quantità 50- 100 volte superiore agli agrumi e per questo sono in grado di contribuire al rafforzamento delle difese naturali.
I semi vengono usati per la preparazione di antiparassitari e i petali per il miele rosato, impiegato soprattutto per i bimbi molto piccoli nel periodo della dentizione per alleviare i dolori.
Per il miele rosato mettere i petali in un vaso a chiusura ermetica e versare tanta acqua bollente quanto basta a coprirli. Chiudere e lasciare in infusione per 1 giorno. Filtrare e unire 500 g di miele ogni 500 g di liquido. Mescolare amalgamando bene. Aspettare 15 giorni prima di utilizzare il miele che serve anche per preparare dolci e addolcire bevande
I petali secchi vengono messi in sacchetti di tela e servono per profumare cassetti e armadi..

Ricette (50)
Tisana di cinnorodi (51)
I cinnorodi vanno seccati e conservati in recipienti di vetro o di cartone. L’ essiccazione non li deve far annerire, ma stabilizzare un bel colore rosso scuro. La tisana si prepara pestando prima i frutti in un mortaio nella quantità che più aggrada e versando quindi acqua bollente. La tisana è leggermente rosata, acidula, molto gradevole; base ideale per bevande estive unitamente a karkadè e limone.

Marmellata di rose(52)
Occorrente: i1 kg. Di petali di rosa più un’ altra rosa, 500 g. di zucchero, il succo di un limone e una mela un po’ acerba. Tagliare a pezzi la mela lasciando semi e buccia e farla cuocere con 7 dl di acqua, a fuoco dolce e coperto, finchè sarà quasi spapolata Scolare il liquido e buttarvi metà dei petali di rosa lasciandoli a macerare per 2 ore. Scolare nuovamente il liquido, metterlo in una pentola e aggiungere lo zucchero. Far bollire a fiamma bassa finchè lo zucchero si sia completamente sciolto. Unire il succo di limone ed i restanti petali; continuare la cottura finchè la marmellata ha raggiunto la giusta consistenza. Per capirlo si prende un cucchiaio di composto, lo si mette su un piattino gelato e si aspetta qualche minuto per vedere come si addensa. Unire i petali della rosa, mescolare e invasare.

Crostata di rose (53)
Lavorar 250 grammi di farina bianca con 130 grammi di burro ammorbidito a temperatura ambiente, poi unire 70 grammi di zucchero, 2 tuorli di uovo e mezza bustina di lievito. Lavorare la pasta il meno possibile ,perchè col calore delle mani tende a sbriciolarsi. Farne una palla, avvolgerla in un panno e metterla a riposare per circa un’ ora in frigo. Trascorso il tempo, distendere la pasta con il mattarello fino ad uno spessore di mezzo centimetro. Ricavare un disco con cui foderare una tortiera imburrata e infarinata. Distribuire in modo uniforme la marmellata di rose, con i ritagli fare delle striscioline da disporre a griglia sulla torta. Mettere in forno a 200° e far cuocere per circa 30 minuti; decorare con i petali

Il rosolio (54)
É una ricetta tradizionale siciliana. Raccogliere delle belle rose rosse in piena fioritura nelle ore più calde della giornata così saranno più profumate. Staccare i petali ed eliminare l’ unghia bianca basale, perchè leggermente amara. Pesare 35-40 grammi di petali e metterli in un grosso vaso a macerare coperti di un litro di alcool a 95°. Unire una stecca intera di vaniglia, poi chiudere. Dopo 15 giorni scolare poi rimettere il liquido nel vaso e aggiungere mezzo kg di zucchero sciolto a caldo in 8 dl d’ acqua. Richiudere e lasciar riposare 2 settimane. Filtrare e imbottigliare .Questo liquore dal profumo soave , oltre ad essere un ottimo tonico, stimola le funzioni renali.
Aceto alle rose (56)
Utilizzare rose non trattate con antiparassitari, sane, non completamente sbocciate e profumate. Eliminare dalla base di ciascun petalo la parte bianca amara e sciacquare delicatamente i petali in abbondante acqua. Allargarli su un telo ad asciugare bene. In un vaso, perfettamente pulito ed asciutto, metter 100 grammi di petali e coprirli con un litro di aceto di vino bianco
Chiudere bene e riporre il vaso in luogo fresco e buio per 15 giorni. Trascorso questo periodo filtrare attraverso una garza o un colino molto fitto,travasare l’ aceto in una bottiglia pulitissima ed asciutta; tappare. Questo aceto dal sapore delicato è particolarmente indicato per condire insalate tenere e primaverili.
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La rosa è ricca di vitamina C e P ed è usata (56) come oftalmica, astringente intestinale , tonica e mineralizzante, antiallergica , diuretica. Ha un’ importante azione farmacologica nelle flogosi acute che comportano alterazioni delle mucose, soprattutto quando sono associate delle componenti allergico- asmatiche
La vitamina C contenuta nella rosa aiuta a :
combattere lo stress
disintossicare l’ organismo
controllare il livello di colesterolo
accrescere l’ assorbimento del ferro in aiuto a chi è leggermente anemico
contribuire alla produzione di emoglobina nel midollo osseo
guarire le ferite e le ustioni, perchè facilita la formazione del tessuto connettivo..
Come diuretica stimola l’ eliminazione delle tossine tramite l’ urina, senza irritare i reni; è\ raccomandata anche per infiammazioni dei reni e della vescica; eliminando ‘ì acido urico aiuta anche la gotta e i reumatismi.
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In fitoterapia il decotto di frutti( una manciata di frutti svuotati in un litro d’ acqua bollente per 10 minuti: bere 3 bicchieri al dì, lontano dai pasti) è utile come rinfrescante, vitaminico e diuretico.
Il decotto di foglie( una manciata per 1 litro d ‘acqua bollente: bere 3-4 tazzine al dì) serve contro le diarree, i calcoli renali e vescicali
.L’ infuso di fiori( 30 g di petali essiccati macerati per 20 minuti in 1 l d’ acqua bollente) è utilizzato per gargarismi contro il mal di gola, come rinfrescante , e per impacchi sugli occhi
Per gli impacchi sugli occhi ha effetto più immediato la tintura vinosa preparata mettendo a macero per 5 giorni100 g di petali di rosa rossa freschi o secchi in 1 l di vino bianco secco, filtrare e imbeverne compresse da applicare per 20 minuti più volte al giorno. Serve anche la tintura per pelli irritate o infiammate..
Per le scottature è utile questo infuso: lasciare 50 g di foglie e fiori di rosa freschi o secchi in 1 l d’ acqua bollente per 10 minuti e poi imbevere delle compresse da applicare15- 20 minuti e ripetere più volte al dì.
La classica acqua di rose (57) che serve per la pulizia del viso può essere preparata in casa con proprietà astringenti, decongestionanti e rinfrescanti ( lasciare per circa 1 ora 150 g di petali di rosa rossa freschi o secchi in 1 l d’ acqua bollente, filtrare, imbottigliare e usare come tonico)
La maschera di petali (58) di rosa è efficace per il suo effetto schiarente, levigante e tonificante della pelle: frullare i cinorrodi freschi, tagliati precedentemente, svuotati con cura e lavati più volte per eliminare i piccoli peli aguzzi che possono conficcarsi nella pelle e applicare come una maschera per 20 -30 minuti, togliere con acqua tiepida e asciugare tamponando.
Se usata in dosi eccessive può provocare diarrea e sottoporre i reni ad un lavoro eccessivo.

 

Numerose ancora sono le erbe dei boschi e dei nostri prati, ma perchè le erbe siano efficaci e non nocive , è necessario saperle riconoscere, capire in che modo possono essere benefiche e sapere come utilizzarle
Non usare mai una pianta che non sia stata prescritta da un erborista qualificato, perchè alcune piante considerate benefiche sono simili ad altre velenose, inoltre alcuni principi attivi sono in antagonismo con altri e quindi possono avere effetti nocivi sul nostro organismo.