Lezione 6^ - Piverone, Bollengo, Azeglio, Agliè, Albiano, Strambino, Romano, Perosa, San Martino, Vialfrè, Cuceglio, Feletto, Maglione.

 

Piverone

Nel territorio di Piverone si possono ammirare i resti di un’antica chiesa risalente al IX secolo, popolarmente denominata “Gesion”, che qualcuno, un po’ affrettatamente, interpreta come “chiesona”, ma in realtà, a mio avviso, l’accrescitivo si deve intendere riferito alla sua antichità. È un caso analogo al termine piemontese mare granda, o semplicemente granda, che non vuole dire madre alta, ma nonna, cioè madre nata prima, come del resto di due fratelli noi diciamo che uno è più grande dell’altro, non in riferimento alla statura, ma all’età. Un simile fenomeno di alterazione lo possiamo vedere nel vocabolo castellazzo di Ivrea, che non ha un significato dispregiativo, ma indica un castello più antico di quello delle quattro torri.

 In realtà il “Gesiun” è una chiesa, di modeste dimensioni, costituita da un’unica navata, che tre piccole arcate poggianti su due colonne dividono dal presbiterio. Piccolo è anche il campanile, sorgente al centro del presbiterio. L’interno era decorata da affreschi, risalenti al XV secolo, come si può arguire da alcuni frammenti sopravvissuti alle offese nel tempo.

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Alla sua origine, la chiesa era inserita nel borgo di Livione, investito, nel seco. XI, dalla contesa fra il vescovo di Ivrea e quello di Vercelli; nel 1202 il comune di Vercelli decretò la sua distruzione e contestualmente raggruppò gli abitanti di quattro villaggi, Livione, Unzasco, Palazzo e Piverone, in un unico locum francum (borgo franco).

 

Naturalmente, la chiesetta non sfuggì all’interesse del Bertolotti, che così la descrive (IV, 311-312):

...vi sono rovine di abitazioni e di un oratorio, detto volgarmente il “Gesione”, che meriterebbe di essere esaminato attentamente. Il piccolo campanile, le colonnette in pietra, le infrante arcate delle finestre e dei vôlti ed altre parti dell’edifizio mostrano un’architettura gotica; le ossa trovate vicino farebbero credere la chiesa esser stata munita di cimitero e le rovine attorno a fior di terra mostrerebbero le case dei parrocchiani. La credenza, corroborata anche dalla forma, riguarda tali ruderi come gli avanzi di un tempio pagano, dedicato al sole, poscia ridotto a chiesa cristiana; i casolari dei dintorni hanno pure un aspetto antichissimo da far supporre esservi stata anticamente una terra. E quivi io credo fermamente essere stato il distrutto Livione colla sua chiesa.

***2-13***

Lo stesso Bertolotti (IV, 312) scrive ancora:

Una regione, detta di San Pietro, poco lungi dall’abitato verso la Serra alla parte opposta del Gesione, ha un fondo spettante alla parrocchia con cascinetta avente una torre quadrangolare assai solida, la quale rammenterebbe il campanile di una chiesa, dedicata a S. Pietro, che vorrebbesi parrocchia primitiva di Piverone, essendo detto Santo pur tra i patroni dell’attuale.

I resti di questa chiesa di San Pietro di Subloco sono certamente meno spettacolari di quelli del Gesion, perché si riducono ai resti di un campanile, troncato a circa metà dell’altezza originaria, inserito in una costruzione rimaneggiata a più riprese per essere utilizzata prima come cascina, quindi come oratorio parrocchiale, poi come casa civile. Ora è compresa in un’area destinata a parco per i ragazzi.

Da quel che ne rimane, si può dedurre che esso si trovava sulla facciata della chiesa ed era del tipo di clocher-porche, quindi, come già sappiamo, attraverso di esso si accedeva alla chiesa.

***14-18***

 

Proprio sulla riva del lago, in località Anzasco, ecco il santuario di Sancta Maria de Ursacio, il cui impianto originario risale ad una data anteriore al 1200, ma venne ricostruita, nel suo aspetto attuale, alla fine del XVIII secolo.

***19-21***

Al suo interno vi è una venerata statua, raffigurante la Madonna con il Bambino, scolpita probabilmente da un artista valdostano fra il XIII ed il XIV secolo. Una leggenda racconta essere arrivata sulla sponda del lago galleggiando sulle acque.

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Bollengo

Campanile di San Martino di Paerno – XI secolo

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“Ciocarùn” è il nome con cui viene comunemente indicato. Lì, anticamente, sorgeva il borgo di Paerno, abbandonato nel 1200 e praticamente scomparso. Sopravvisse solo la chiesa, che però fu demolita nel 1700.

Ora rimane, tutto solo ma con grande suggestione, il campanile romanico, con tutti gli elementi architettonici caratteristici di quello stile, dagli archetti pensili, alle aperture, a feritoia, a monofora, a bifora

*** 26-32 ***

 

Azeglio 

 

Chiesa cimiteriale di San Martino.

Costruita alla fine del Settecento in belle forme barocche, era caduta in un pauroso stato di abbandono, solo recentemente, grazie all’associazione ARTEV e alla generosità di alcuni azegliesi è stata recuperata quasi del tutto.

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Nella regione di Monte Perosio, o frazione Boscarina, a due chilometri dall’abitato, s’incontra  il santuario di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali. È un edificio molto antico, infatti si trova già nominato nel 1040. In quei secoli  così remoti vi era unito un ospizio per accogliere i “Romei”, cioè quei fedeli che, servendosi della “via Francigena”, si recavano in pellegrinaggio a Roma. L’edificio, ben conservato, è stato dichiarato monumento nazionale.

*** 34-38 ***

La chiesa ha un portico ed un portale di legno, ma non quello originale, risalente al 1733, sciaguratamente rubato nel 1971.

La parte più arcaica è l’abside, che ha, dietro l’altare maggiore, alcuni affreschi molto antichi.

 

Agliè 

Il Santuario della Madonna delle Grazie, è più noto con la denominazione “i tre cioché” perché adornato da due campanili e una cuspide.

*** 39-48 ***

Così ce lo presenta il Bertolotti.

Passai a vedere la cappella delle “Grazie”...e dall’iscrizione marmorea, posta nel coro,

conobbi che già ne’ tempi remoti sorgeva quivi un Santuario, dedicato a M(aria) V(ergine); ma che poi pelle [per le]molte vicende guerresche, a cui andò soggetto il paese, fu devastata in modo che nel 1677 stava per crollare. In detto anno il popolo di Agliè, memore delle grazie concesse al borgo dalla patrona, pensò di erigerne altra magnifica vicino alla vecchia, di cui nel 1738 segarono con molta diligenza l’antica immagine prodigiosa, che inchiusero nella nuova chiesa...

La facciata è decorata di due piccoli campanili, i quali tengono in mezzo la cupoletta, che pare un terzo campanile. In ogni anno si fanno ad essa processioni, essendo prescritto a scioglimento di un voto, fatto dal Municipio e popolo di Agliè per ringraziamento della preservazione del bestiame da un morbo, che infestò le vicinanze, come nota l’iscrizione sulla facciata:

B. M. V.

Ser.to. Pecude

Alladii . Votum

Anno MDCCLVI

Agliè vanta pure il Santuario di S. Maria della Rotonda, dedicato alla Madonna Addolorata, cui allude l’iscrizione: “Attendite et videte si est dolor sicut dolor meus”(= Osservate e vedete se esiste un dolore pari al mio dolore).  Il sacro edificio fu costruito probabilmente su un tempio romano dedicato a Diana. La particolarità più vistosa è costituita dalla ricchissima raccolta di attrezzi agricoli decoranti l’ampio spazio circostante e tutte le pareti esterne della chiesa.

La leggenda vorrebbe che questo tempio sia stato convertito al culto cristiano nella seconda metà del IV secolo  da San Martino di Tours, il quale si sarebbe rifugiato in Canavese dopo la sua scacciata da Milano, da parte del vescovo ariano Assenzio. Nel periodo romanico la chiesa fu costruita ex novo, a pianta centrale, tale che diede anche il nome alla chiesa.

Nel 1855 con la legge Siccardi la Chiesa della Rotonda venne incamerata tra i beni dello Stato, ma i borghigiani con volontaria sottoscrizione e con il contributo del Duca di Genova raccolsero la somma necessaria per riscattarla dal Demanio... Nel grande piazzale circondato da alberi, antistante la chiesa, vi è un altare, dedicato alla Madonna di Lourdes, ricavato nella roccia.

*** 49-67 ***

Ricordiamo infine, in vicolo Bastioni, la cappella di san Rocco, costruita nella prima metà del secolo XVII, a seguito della pestilenza del 1630-31, resa famosa dal Manzoni. Nel 1931 fu demolita e ricostruita poco distante in forme neoromaniche: dell’originaria struttura conserva fra l’altro l’orologio del campanile.

È adiacente alla casa di riposo “Tappero”.

*** 68-69 ***

 

Albiano d’Ivrea

Sulla via Ivrea, ecco la “chiesa rossa”, dedicata a San Rocco e San Sebastiano. Sorge dove nel ‘600 vi era il lazzaretto.

*** 70-71 ***

 

Notevole per l’architettura di pregevole fattura barocca con volta pseudoellittica e per un bel portale è il santuario della Madonna della Crosa.

*** 72 - 74***

 

Non si conservano disegni di questa chiesa  perché eretta dagli abitanti del rione della Crosa per rivalità verso gli altri abitanti del paese e su parere contrario del parroco dell’epoca.

 

 

 

 

 

Strambino

La chiesa della “Madonna delle Vigne” sorge sulle pendici di una delle collinette che separano il territorio di Ivrea dai paesi di Romano e Strambino in località Romanello.

L’appellativo “delle Vigne” deriva probabilmente dal fatto che la chiesa sorgeva in mezzo alle vigne; attualmente le vigne rimangono a sud.

La costruzione della chiesa ha un impianto medioevale denunciato dai muri, che sono costruiti in mattoni e pietre, cementati da malta che è servita anche per intonacare le pareti.

Il primo documento in cui viene menzionata la “ecclesia St. Marie de Romanelli” è del 1223; nel 1329 viene unita alla Mensa Vescovile e denominata cappella della Madonna delle Grazie.

Nel 1585 viene completamente restaurata e nel 1671 viene rinominata “Sancta Maria in Vineis”.

Nel XVIII secolo la chiesa viene ristrutturata mantenendo l’impianto originale

*** 75-76 ***

 

Romano

Scrive il Bertolotti

...io rammentava come, prima del 1818 vi fossero due parrocchie in Romano: una sotto il titolo di San Pietro e l’altra di San Salvatore, non potendo più servire, in detto anno si fè l’unione in una sola, conservando quella di San Pietro e denominandola Parrocchia de’ Ss. Pietro e Solutore; l’altra, non brutta, posta sulla strada di Strambino, fu ridotta a chiesa mortuaria. La nuova parrocchia, non essendo capace di tutta la popolazione e di più un po’ incomoda per esser sovra altura, nel 1829 fu presa la decisione di fondare l’attuale, che si compì nel 1843

*** 77-78 ***

 

Perosa Canavese

Cappella di San Rocco

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Una tabella esposta in facciata ci fornisce utili notizie.

Nasce dai voti fatti dalla popolazione durante le pestilenze del 1585 e 1630. venne citata per la prima volta nella visita pastorale del 1652. Al suo interno sono sepolte Louise e Jenny dei conti De La Tour-Maubourg, nipoti del marchese De La Fayette, generale della guerra d’Indipendenza Americana ed in seguito della Rivoluzione Francese. Jenny nel 1833 sposò Ettore Perrone, conte di S. Martino e marchese di Quart che morì durante la prima guerra d’ Indipendenza, nella battaglia di Novara.

Tra gli attuali discendenti della famiglia troviamo la regina Paola del Belgio e i Marchesi S. Martino d’ Agliè di San Germano e i Conti di Castellamonte e Valperga.

 

 

San Martino

(Bertolotti, IV, 20)

Il Santuario della SS.ma Trinità risulta esistente già nel XII° secolo, quando l’abate benedettino Ambrogio riceve in dono dal Vescovo Guido di Ivrea l’antica chiesetta diroccata della Trinità di Rivalta e la restaura, aggiungendovi un eremitaggio durato fino al 1800.

*** 80 ***

Di particolare interesse l’architettura e l’ubicazione della chiesa nell’ampia zona boscata sovrastante il canton Lavo di Pranzalito, dalla quale si gode la veduta panoramica delle montagne, della pianura eporediese e della morena di sinistra della Dora Baltea.

Il fascino del luogo merita senz’altro la passeggiata di circa 1,5 km dall’abitato del Capoluogo. La festa si celebra ogni anno secondo il calendario liturgico.

*** 81-88 ***

 

 

Cuceglio

Un santuario posto in cima al paese, dal quale si può vedere gran parte della vallata canavesana, arrivando fino a Torino, è dedicato alla Madonna Addolorata.

***89-91***

Di esso, nell’enciclopedia “Il Piemonte paese per paese” si può leggere quanto segue.

In questo luogo di culto, frutto della pietà religiosa settecentesca e sorto ove si ergeva l’antico castello, si può ravvisare la presenza artistica cucegliese di maggior rilievo. Il tempio, eretto nel 1747 con il concorso di tutta la comunità, veniva a sostituire una primitiva cappella sempre dedicata alla Vergine dei dolori e innalzata grazie alle elemosine raccolte da un mandriano del luogo. L’affresco, con la miracolosa immagine di Maria, venne trasportato dall’antico pilone all’altar maggiore dell’attuale basilica nel 1749. Lungo la strada che conduce al santuario vennero inoltre costruite le “stazioni” della Via Crucis: questo percorso sacro terminava in una cappella sotterranea, l’unica rimasta, rappresentante il sepolcro di Gesù. Negli anni dell’ultima guerra mondiale, per rendere più decoroso l’accesso al tempio, venne infine eretta una grande e artistica scalinata in pietra, ornata con statue di angeli. I molti episodi prodigiosi che costellano il “racconto” agiografico di tali vicende costruttive diedero notorietà alla chiesa mariana, richiamandovi nel tempo un gran numero di fedeli.

 *** 92-99 ***

 

Feletto

 

La chiesa della Madonna del Carmelo

*** 100-102 ***

è un  bel santuario situato alle porte di Feletto, sulla strada per Agliè. In sobrio stile barocco venne iniziato tra il 1746 ed il 1749 sulle rovine di una più antica cappella del ‘600. Simbolo della devozione popolare era una vecchia statua della Madonna. A me ed a mia moglie, che stavamo facendo una sorta di pellegrinaggio  fra Santuari ed altri sacri edifici canavesani per poter raccogliere il materiale fotografico costituente la parte iconografica di queste lezioni, la custode raccontò un curioso infortunio successo alla venerata statua. Nel 1912, durante una processione, uno dei quattro portatori, già anziano, ebbe un cedimento di una gamba. Lo sbilanciamento fece cadere la statua, che rimase alquanto ammaccata. Sbigottimento generale, ma le conseguenze non furono disastrose. La statua bene o male fu rimessa in sesto, anche se per la vecchiaia era abbastanza tarlata e malgrado che la sua corona non fosse d’oro ma solo di ferro dorato era pur sempre molto cara al cuore dei fedeli.

Qualche anno più tardi venne rubata e non fu mai più ritrovata! Per le funzioni e le processioni fu regalata da una famiglia americana un’altra statua lignea della Madonna, che non ottenne però più il carisma della precedente.

Degna di una visita anche la Chiesa del cimitero.

***103-104***

Si tratta della ex parrocchiale dedicata ai santi Pietro e Paolo come tante chiese parrocchiali nel Basso Canavese. L’attuale chiesa risale ai primi del settecento. È  a una sola navata ma al suo lato verso oriente sorge una cappella fatta costruire nella prima metà dell’ottocento dal felettese don Giovanni Domenico Franzino e intitolata alla Madonna Salus Infirmorum. Per questo motivo la chiesetta ora viene dedicata popolarmente alla Madonna delle Grazie e all’interno della sacrestia si posson ancor oggi trovare quadretti votivi di felettesi che hanno avuto delle grazie, i più antichi risalgono alla seconda metà dell’Ottocento. Il vecchio quadro raffigurante la Madonna Salus Infirmorum venne rubato parecchi anni fa e nel 2004, grazie all’impegno del gruppo Alpini di Feletto, nel posto rimasto vuoto venne riposto un dipinto raffigurante la Madonna delle Grazie col Bambino.

 

 

Maglione

Terminiamo con un’immagine suggestiva, ricavata da “Il Piemonte paese per paese”.

In un parco ombroso sulla strada per Borgomasino vi è la chiesa di San Rocco, edificata sul territorio dell’antico lazzaretto.

*** 105 ***